12 e 13 maggio 2018.
H 10.00 – 14.00 ingresso libero. Via del Casale di San Pio V
Open House
Arriva la VII edizione di Open House, due giornate per (ri)scoprire una Roma di edifici noti e meno noti, che assumono nuovi significati grazie alle visite guidate e gratuite.
Riscarti partecipa con “SOStenibilità, La Natura si ribella” una mostra per Amatrice e per le vittime del sisma del centro Italia. Infatti i materiali di cui sono composte le opere d’arte, provengono proprio da quel che resta della città distrutta dal terremoto del 24 agosto 2016. Ad ospitare le opere lo splendido Casale San Pio V, un edificio che intercetta cinque secoli di storia d’Italia dalla sua costruzione avviata nel XVI secolo, e che oggi è sede internazionale della Link Campus University di Roma.
Qui ne parla il Tg3 Lazio del 7 maggio scorso:
Il messaggio affidato all’arte che reimpiega gli scarti, è di dipanare lo sconquassamento provocato dalla scellerata politica usa e getta. I materiali che sono stati lasciati a terra dalla furia del cataclisma, vengono rianimati e riassemblati creativamente, e raccontano di una città che è venuta giù. Questi oggetti dentro la narrativa che li ha visti mutare forma, sono la memoria di quel che resta prima del collasso, ed allo stesso tempo entrano in una storia nuova e contemporanea: una sorta di storia dell’adattamento che, per opera delle arti, trova soluzioni creative per sopravvivere all’ambiente.
Riscarti il festival del riciclo creativo presenta tre opere d’arte, due di design e una installazione, realizzate con il reimpiego degli scarti del terremoto. Dalla distruzione alla rinascita con l’obiettivo di riportare l’attenzione sui luoghi colpiti dal sisma e la promessa di celebrare in situ, il prossimo agosto 2018, insieme alle amministrazioni locali, una maratona di creativi che daranno nuova vita a parte di quelle macerie.
I sei artisti con le opere realizzate finora sono:
Alessandro Ciafardini, opera Scrivavia. “Se fosse stata “mobile”, se la sarebbe data a gambe ed invece no, non era mobile ma…una finestra, dei tondini da armatura ed un vetro. Immobili, Spostati dalla furia della natura, che ci fa riflettere su quanto l’immobile sia cosi mobile il certo cosi’ incerto.”
Cristiano D’Innocenti, opera Dalle radici nude a nuova linfa. “Un albero di gesso scheletrito e storto fu l’unico elemento scenografico realizzato da Alberto Giacometti per “Aspettando Godot” di Beckett. Sul palcoscenico spoglio, svuotato di tutti i segni del quotidiano, va in scena lo spettacolo della solitudine, della precarietà dell’esistenza. Un lavoro di scavo, una poetica del “levare” che tocca l’essenza invisibile di tutto ciò che tace, che non si svela.”
Tommaso Garavini, opera La casa che non c’è. “Questa è una casa che non c’è, è il suo negativo, dove le porte e le finestre sono in realtà impenetrabili, fatte di muri, e tutto il resto invece non c’è più, se non in un segno infantile che ne traccia la memoria. ”
Cristiano Muti, opera Epicentro. ”Il crollo improvviso, che non lascia il tempo di scappare, di nasconderti. Un vortice di metallo piegato alla forza della natura, che diviene “gabbia” di maglie temporali. Immagine di un tempo indefinito, successivo al cedimento, dove si arrestano le parole, le certezze e le umane abitudini.”
Filippo Riniolo, opera Epifania. “Epifania è un gesto delicato. un’opera già fatta non dell’artista ma dal terremoto, che irrompe nella storia, che crea un prima e dopo, e in questo essere spartiacque assume la forma del sacro. un bambolotto diventa un ‘epifania, un’arrivare nel mondo, non solo come traccia di una giovane vita che c’era, ma anche di una vita che si desidera ancora. Le macerie dunque come il punto più buio dell’inverno che però ci annuncia la prossima estate che tornerà.”
Francesca Pizzo e Germano Serafini, opera A Sora Capricchia. Un fotografo ed un’architetto, due professioni complementari, ma soprattutto complici per riuscire a cogliere e ricostruire la visione più completa di un paesaggio in frantumi.